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Ernesto Nathan

Ultimo Aggiornamento: 25/03/2008 09:57
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25/03/2008 09:57
 
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Ernesto Nathan
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Ernesto Nathan (Londra, 5 ottobre 1845 - 9 aprile 1921), politico italiano di origine inglese, sindaco di Roma dal novembre 1907 al dicembre 1913.

L'uomo [modifica]
Inglese di nascita,ebreo di origine, cosmopolita, mazziniano, massone dal 1887 e profondamente laico, Ernesto Nathan fu il primo sindaco di Roma estraneo alla classe di proprietari terrieri (nobili e non) che aveva governato la città fino al 1907, anche dopo l'unità d'Italia.

Nathan nacque a Londra il 5 ottobre 1845 da Sara Levi e Mayer Moses Nathan, agente di cambio, che morì quando il ragazzo ha quattordici anni. Visse l'adolescenza e la prima giovinezza tra Firenze, Lugano, Milano e la Sardegna, dove fu inviato ad amministrare un cotonificio che però fallì. L'influenza di Mazzini, amico di famiglia dai tempi londinesi, incise fortemente nella sua formazione e sul suo orientamento culturale e politico.

Giunse a Roma a 25 anni, nel 1870, per lavorare come amministratore al mazziniano “La Roma del Popolo”, ma presto si dedicò alla politica, con impronta fortemente laica. Dal 1879 aderì alla sinistra storica, nello schieramento di Francesco Crispi e nel 1888 ottenne la cittadinanza italiana.

Nel 1887 era entrò nella Massoneria, diventando nel 1895 Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia.

Sindaco di Roma [modifica]
Nell'aprile 1889 Nathan fu eletto consigliere al comune di Roma e più tardi nominato assessore all'Economato e ai Beni Culturali, un incarico amministrativo di grande rilievo mentre la capitale subiva una tumultuosa crescita edilizia e demografica. All'arrivo dei Savoia, nel 1871, Roma contava appena 226 mila abitanti che, trent'anni dopo, nel 1900, saranno raddoppiati. Le frenetiche attività edificatorie, sia per la realizzazione di grandi edifici pubblici e l'apertura di nuova viabilità, sia per la creazione di nuovi quartieri residenziali tenevano troppo spesso in scarso se non alcun conto l'affiorare, ad ogni scavo di fondazioni nei nuovi edifici e delle nuove strade, dei resti dell'immenso patrimonio archeologico cittadino. Fu in questo clima, acutamente descritto dall'ingegnere e archeologo Rodolfo Lanciani, che Nathan venne eletto sindaco nel 1907.

La sua amministrazione, durata fino al 1913, fu improntata ad un forte senso d'etica pubblica di dichiarata ispirazione mazziniaa, ed ebbe come baricentro principalmente due questioni: lo sforzo di governare la gigantesca speculazione edilizia che si era aperta con il trasferimento della capitale a Roma, e un vasto piano vasto d'istruzione per l'infanzia e il sostegno alla formazione professionale pensati e realizzati in chiave assolutamente laica.

Si approvò quindi nel 1909 il primo piano regolatore della città, che definì le aree da urbanizzare fuori le mura, tenendo conto del fatto che il 55% delle aree edificabili era in mano a 8 proprietari.

Si avviò anche una politica di opere pubbliche. Come si legge nel sito del comune di Roma [1], “Il cinquantenario dell'Unità d'Italia, nel 1911, fu l'occasione per Roma di avviare un programma urbanistico rinnovatore. Ernesto Nathan, sindaco in quegli anni, sfrutta tutti i finanziamenti possibili per realizzare edifici e opere che diventano i simboli di Roma capitale del regno. Sono inaugurati in quell'anno il Vittoriano, il Palazzo di Giustizia - che i romani battezzano subito il "palazzaccio" -, la passeggiata archeologica (un grande comprensorio di verde pubblico, oltre 40.000 metri quadrati tra l'Aventino e il Celio) e lo stadio Nazionale, l'attuale Flaminio, il primo impianto moderno per manifestazioni sportive.”

Durante l'amministrazione Nathan furono inoltre aperti circa 150 asili comunali per l'infanzia, che fornivano anche la refezione. Un numero più che rispettabile, se si pensa che Roma ha, oggi, non più di 288 scuole materne comunali.

Un aneddoto ormai famoso narra che, neoeletto sindaco, a Nathan venne sottoposto il bilancio del comune per la firma. Nathan lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che d'ora in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso di topi non dovessero trovarne, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco Nun c'è trippa pe' gatti.

Ernesto Nathan morì nel 1921, a 76 anni.
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